«La costruzione di un treno è molto più complessa di quanto sembri: bisogna prevedere acqua, elettricità, impianti, integrando ogni cosa senza sacrificare comfort ed estetica», dichiara Maxime d’Angeac, direttore creativo e architetto
Il primo Orient Express era lungo circa 17 metri ed era formato da tre carrozze, due vagoni letto, un ristorante e due vagoni per i bagagli. Ogni vettura, realizzata in legno di teak, era riscaldata a vapore e illuminata da lampade a gas. «Non volevamo rifare ciò che era già stato fatto, ma piuttosto lavorare con lo stesso spirito dell’epoca, cercando di nascondere la tecnologia dietro un’estetica raffinata, in puro stile francese». Come filo conduttore, quello che d’Angeac definisce il dna dell’Orient Express: un’idea culturale. Non è un caso che il restyling sia anche oggetto di una mostra, 1925-2025: Cent ans d’Art déco, al Museo delle Arti Decorative di Parigi (dal 22 ottobre fino al 22 febbraio). «Lo spazio su un treno è minimo e non si può barare. Quando si lavora in aree così piccole, bisogna discutere insieme ogni cosa: un angolo di legno, un riflesso di metallo, un gioco di luce, un tessuto, un elemento tecnico», continua d’Angeac.
Il principio, secondo d’Angeac, è che le arti decorative hanno una grammatica fatta di regole, motivi geometrici, piani, materiali. «Con la stessa grammatica si possono scrivere testi diversissimi, così noi abbiamo proseguito lo stile, senza indulgere nella nostalgia, ma con lo sguardo al futuro».